martedì 29 giugno 2010
venerdì 18 giugno 2010
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giovedì 17 giugno 2010
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venerdì 11 giugno 2010
Omeopatia
Claudia, mi aveva proposto di scrivere un pezzo sull'Omeopatia, al fine di mettere a confronto le mie opinioni con quelle di una coppia di farmacisti suoi amici, che parlano molto bene dell'omeopatia.
Successivamente il confronto è sfumato ed è stato pubblicato questo post.
Ho deciso, anche se il mio sarebbe solamente un blog di fotografie, di pubblicare il mio pezzo.
Prima
Galileo Galilei fonda la scienza moderna attraverso una grandissima novità, attuale tuttora, ovvero formalizzando il concetto di metodo scientifico, suddiviso in quattro fasi:
* OSSERVAZIONE
* IPOTESI
* SPERIMENTAZIONE
* TRADUZIONE MATEMATICA
Per la prima volta la scienza si costruisce basandosi su un metodo, che permette di arrivare a conclusioni inconfutabili attraverso le osservazioni sperimentali, ancor meglio attraverso l’esistenza di esperimenti ripetibili e tradotti matematicamente.
Il principio su cui si basa l’omeopatia, dal greco "hòmoios", simile, e "pàthos", sofferenza, è il principio di similitudine del farmaco (similia similibus curantur). Tale principio, come noto, è anche alla base delle vaccinazioni.
In pratica, se si evidenzia che un determinato principio naturale (minerale, vegetale o animale) provoca particolari effetti, si estrarrà il principio al fine di curare un paziente, che manifesterà i medesimi sintomi.
Per esempio, si è notato che alcuni degli effetti del veleno del serpente Lachesis Mutus sono: sudore, distrurbi circolatori, vampate di calore, palpitazioni, cefalee violente e senso di soffocamento. Poiché i sintomi dovuti alla menopausa sono identici, somministrando il rimedio omeopatico Lachesis Mutus, la paziente dovrebbe guarire, ripristinando il suo equilibrio psico-fisico.
Ora mi chiedo:
Quanti pazienti colpiti dal morso del Lachesis Mutus hanno analizzato?
Possiamo essere certi che il campione a disposizione dei laboratori omeopatici sia statisticamente valido, perché se così non fosse, cioè se si prendessero in esame solo una manciata di pazienti, chi potrebbe garantire che siano eventi perfettamente nella media o piuttosto non stiano su una coda della gaussiana? Stiamo disponendo di eventi ripetibili e traducibili matematicamente (come dovrebbe essere se di scienza si deve parlare)? Si può costruire un farmaco, che curi determinati sintomi, partendo dallo studio di pochi campioni?
Io dico di no, quindi già qui l'omeopatia viola i principi della scienza moderna.
Seconda
L'argomento, che più mi lascia peplessa, è l’altissima diluizione con la quale viene somministrato il rimedio omeopatico.
Dopo una prima diluizione del principio attivo nel diluente la soluzione viene “dinamizzata”, cioè mescolata. La soluzione prodotta viene diluita nuovamente in rapporto 1 a 10 o 1 a 100 in altro solvente.
Per esempio, se si legge sulla confezione di un prodotto omeopatico D6, significa che il principio è stato diluito in rapporto di 1 a 10 per 6 volte, tradotto è sopravvissuta una parte su 1 milione di soluto, il resto è solvente. Già un solo milionesimo di principio attivo contro 999.999 di solvente (tipicamente acqua) mi sembra decisamente bassa concentrazione, ma ancor più sorprendente è che si possa iterare questa operazione fino a 24 volte, raggiungendo cioè una presenza di 1 su 10 24 (questo numero si scrive con 1 seguito da ben 24 zeri), ovvero un ordine di grandezza in più rispetto alla densità della materia (pari al numero di Avogadro=6,023*10 23). Tradotto in parole povere, questo significherebbe che in un flacone, statisticamente, potrebbe non essere presente nemmeno una sola molecola di principio attivo (a queste diluizioni si compera una boccetta di acqua solvente).
Terza
La risposta che viene data a chi critica la bassa diluizione è che il solvente attraversato dal soluto modifichi la sua struttura, ovvero che esista una cosiddetta “memoria dell’acqua”.
Al limite una ionizzazione, cioè si formerebbe un campo elettrico; ma che differenza c'è se polarizzo debolmente dell'acqua con un minino campo elettrico esterno o attraverso il passaggio di uno ione x qualsiasi al suo interno. Ma, ammesso ciò, la soluzione deve poi essere “dinamizzata”, pertanto si perderebbe un'eventuale struttura ed organizzazione tra le particelle.
Ovviamente il materiale disponibile in rete è talmente vasto, che si potranno trovare sia opinioni a favore che contrarie.
Tra tutti cito l' articolo, firmato Ben Goldacre, apparso sulla prestigiosa rivista di scienza Lancet, che avrebbe dimostrato la totale equivalenza tra omeopatia e placebo. Non vi è alcuna evidenza che l’omeopatia sia superiore al placebo, mentre per la medicina convenzionale resta un importante effetto. I risultati positivi dell’omeopatia finora riportati negli studi clinici sarebbero semplicemente “bias” (errori metodologici o cattiva interpretazione dei dati). Sul sito omeopatia.org appare la risposta all’articolo del 17 novembre 2007 pubblicato dalla rivista Lancet. ma le uniche argomentazioni con cui si risponde sono solo delle affermazioni di evidente indignazione riguardanti gli attacchi, considerati ingiustificati, e niente di scientificamente serio, valido, coerente ed inconfutabile.
Alla stessa conclusione giungono anche gli studi condotti da University of Berne, University of Zürich (Switzerland), University of Bristol (UK), tali studi sembrano confermare che l’osservazione dei bias nell’omeopatia è altamente compatibile con effetti placebo.
L'obiezione classica rivolta dai sostenitori dell'omeopatia consiste nel dichiarare che la scienza non ha le risposte a tutto, l'omeopatia potrebbe utilizzare canali ignoti alla scienza. Quindi le uniche motivazioni per cui un malato dovrebbe avvicinarsi all'omeopatia rimarebbero: simpatia per questo rimedio, sentimento, voglia di crederci e la convinzione di assumere un farmaco naturale, che contrariamente alla medicina tradizionale è privo di effetti collaterali.